La Fatica da Zoom: come ridurre lo stress da call online

Un nuovo studio di Jeremy Bailenson, esperto di comunicazione dell’Università di Stanford, indaga sul fenomeno della “fatica da zoom”. Bailenson suggerisce che ci sono alcuni fattori chiave che rendono le call tanto faticose, e raccomanda alcune semplici soluzioni per ridurre lo stress.

La call in video non è affatto una tecnologia nuova. Il sogno della comunicazione audio-video bidirezionale risale a più di un secolo fa. Nell’ultimo decennio ci sono state innovazioni, come Apple FaceTime e Skype, che hanno rapidamente trasformato una visione fantascientifica nella quotidianità di moltissimi utenti.

Con lo scoppio della pandemia di COVID-19 all’inizio del 2020 le call online sono diventate rapidamente una modalità primaria di comunicazione per moltissime attività, dal lavoro d’ufficio, alle visite mediche passando per le lezioni universitarie. Improvvisamente, centinaia di milioni di persone passavano la maggior parte della loro giornata seduti davanti a uno schermo, guardando una serie di facce che li fissavano.
La prima causa di quella che Bailenson chiama “fatica da zoom” è lo stato di stress causato dall’eccessivo contatto visivo ravvicinato. A differenza di una riunione di persona, nella quale i partecipanti possono guardare l’oratore o svolgere altre attività, come prendere appunti, su Zoom tutti fissano sempre tutti.

LA RELAZIONE TRA CALL E ANSIA

L’ansia generata da un certo numero di volti che ci fissano simultaneamente può essere paragonata allo stress legato ad un discorso in pubblico. Bailenson spiega che, da un punto di vista percettivo, Zoom trasforma ogni partecipante ad una chiamata in un oratore costantemente soffocato dallo sguardo degli altri.

Un altro fattore in gioco che aggrava lo stress può essere la dimensione dei volti sul monitor. Una ricerca svolta negli anni ’60 dall’antropologo culturale Edward Hall ha suggerito che la distanza interpersonale influenza fondamentalmente l’emozione e il comportamento dei singoli.
Va detto che Zoom, come le altre tecnologie di videoconferenza, sono stati indubbiamente strumenti che hanno aiutato tutti noi a superare questa pandemia globale. È difficile anche solo immaginare quanto sarebbero state diverse le cose se questa pandemia fosse avvenuta solo 15 anni fa. Improbabile che le cose torneranno mai com’erano prima della pandemia. Le riunioni virtuali sono ormai parte del nostro tessuto sociale. Se in passato la videoconferenza era una scelta di opportunità, la si usava infatti nei casi in cui non c’era modo di incontrarsi di persona, oggi i vantaggi in termini di tempo e risorse la rendono una modalità primaria di comunicazione.

Bailenson precisa comunque che molte delle conclusioni del suo nuovo studio sono del tutto ipotetiche. Nell’ultimo anno centinaia di milioni di persone hanno abbracciato, a livello globale, una forma di comunicazione profondamente nuova. Resta ancora da vedere quali potenziali effetti negativi ci potranno essere e come sia possibile ottimizzare al meglio l’uso di questa tecnologia.

Il documento originale a cura dell’Università di Standford è disponibile al seguente link.

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